Conservazione Documenti

Conservare i documenti aziendali è un obbligo fiscale, ma non solo. È un’esigenza organizzativa e una necessità legata al bisogno di consultare i dati. Con l’avvento della digitalizzazione, l’archiviazione documenti cartacei è stata gradualmente integrata da altri tipi di supporto e stoccaggio, quello dei bit. Si è introdotto recentemente anche l’uso di firme digitali e grafometriche che rendono del tutto superata la necessità di avere il pezzo di carta controfirmato. Nondimeno non tutte le operazioni aziendali si avvalgono dell’archiviazione documenti digitali. Per la custodia degli archivi cartacei, che spesso costituiscono una versione materiale di un documento già esistente in formato digitale, ci si può rivolgere a servizi specializzati come SGA Srl. Perché? Minor costi, standard di sicurezza, rapidità.

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Vincent Cerf, inventore del protocollo TCP/IP insieme a Bob Kahn

Vincent Cerf, inventore del protocollo TCP/IP insieme a Bob Kahn

Alcuni giorni fa, riordinando un armadio di casa, mi è capitato di trovare un album di vecchie fotografie in bianco e nero. Mi sono ricordato di due articoli, che avevo letto su due riviste prestigiose: Wired e Huffington Post. Mentre li leggevo mi sono ritrovato a pensare: come faranno i nostri figli e i nostri nipoti a consultare le immagini che raccontano la storia della loro famiglia? Come avverrà il trasferimento delle immagini tra una generazione e l’altra?

Quando si pensa alla quantità di documenti presenti nelle nostre vite quotidiane e immagazzinati in forma digitale – sottolineava negli articoli Vincent Cerf, inventore del protocollo TCP/IP insieme a Bob Kahn – come le e-mail, i tweet e tutto il web, è chiaro che potremmo perdere una grossa fetta della nostra storia. Non vogliamo che le nostre vite digitali scompaiano. Se vogliamo preservarle dobbiamo assicurarci che gli oggetti digitali che creiamo oggi siano ancora accessibili nel futuro.

(Fonte: Weird https://www.wired.it/attualita/2015/02/16/vint-cerf-futuro-medievale-bit-putrefatti/)

Nell’articolo dell’Huffington Post, Cerf parla di un vero e proprio “buco nero” e mette in guardia sul pericolo di una desertificazione delle fonti documentali, che progressivamente spariranno come oggetti tangibili per diventare solo reperti digitali. Cosa fare dunque?

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